venerdì

UNA "SNIFFATA" TUTTA COLOMBIANA

Grazie al mio lavoro sono stata testimone di cosa ci sia dietro al farsi una “sniffata”. Non che io abbia sniffato, ma ho visto come lottano per sopravvivere certi abitanti della Colombia. Cosa c' entra? Noi in Europa andiamo comprare la coca per quanti euro non lo so, ma sicuramente non ha lo stesso valore di una vita. Ancora che c'entra?
Coca = Morte. No, non parlo dei gravi effetti che possono portare all’individuo che l’assume; parlo di quelle vite, bambini, adulti, famiglie, che rischiano di morire o di morire per vivere nella zona della “produzione”, che è sotto continua minaccia da parte dai vari gruppi armati presenti in Colombia. Tutti vogliono stare in quelle zone: il clima, i fiumi, le montagne, così difficili da  penetrare, sono zone perfette per la coltivazioni di coca. Gli abitanti, un po’ perché alcuni ci sono nati, un po’ perché non hanno altro luogo dove andare essendo talmente poveri che si adattano a qualsiasi ricompensa per poter portare due soldi a casa, vivono in queste aree dimenticate da dio. Sono paesaggi bellissimi. Foto? No, non se ne possono fare.. troppo rischioso per vari motivi.
Il ruolo della ONG, con cui stavo lavorando, in questo contesto è quello di portare assistenza sanitaria nelle zone in cui non c’è presenza, o molto poca, del servizio sanitario colombiano. In queste aree, quindi si effettuano delle “Brigate mediche” cioè delle cliniche mobile in cui si rimane ad assistere la popolazione per 4-5gg in un paesino “tralasciato” offrendo servizi di visita dal medico generale per adulti e bambini, gyneco-ostetricia di base, psicologia, qualche test di base.
Mi ricordo che andando  con il Land Rover   per queste stradine praticamente inaccessibili a una macchina normale, stavo sempre con la testa fuori dal finestrino nonostante la polvere, per vedere quanta fosse imponente e bella la vegetazione! A volte si incontravano certe macchine 4x4 con delle cose sopra il tetto, strumenti per lavorare le piante di coca. Si incontravano anche i militari addetti allo sradicamento manuale, che poveretti vivevano accampati in piccole tende a lato delle strade, mi sembravano così indifesi… molti di essi così giovani (appena 18 anni)… veramente deve essere un duro lavoro con tutti i rischi che comporta! Nei paesi a bordo delle zone “off limit” la presenza dei militari era molto visibile, andando sempre più all’interno se ne vedevano meno, arrivando poi a zone dove non c’erano completamente più! Una volta mentre andavo a trasferire un paziente (adolescente con livello di emoglobina uguale a 3, non capivamo come fosse ancora vivo e soprattutto come avesse fatto a camminare 6-7 ore per raggiungerci!) a un paesino in cui l’ambulanza dell’ospedale aveva accesso, io e l’autista abbiamo notato uno strano pacchetto grande quasi come una mattonella per terra, in mezzo alla stradina sterrata, noi ci siamo guardati negli occhi e non abbiamo detto niente; quando siamo tornati in dietro ripassandoci vicini gli ho chiesto: ma è quello che penso? Lui mi dice che sicuramente sì! Che l’ hanno persa, o messa per vedere quello che avremmo fatto! Noi ovviamente abbiamo tirato dritto e l’indomani, durante il nostro ritorno  a casa dopo essere rimasti per 5 giorni nella zona rurale, non c’era più! Chissà che fine avrà fatto quel pacchetto “prezioso”, e chissà se era veramente cocaina, chissà forse era qualcos’altro.
Situazioni veramente difficili per tutti quanti: dalla popolazione, ai gruppi armati, dai militari agli operatori delle varie organizzazioni che cercano di lavorare in queste zone.
Il tipo di conflitto di cui parlo è lotta per il corridoio, per chi è il padrone della zona. Non si può dire chi sono i buoni o i cattivi, per una ragione o per un’altra tutti vogliono il corridoio e chi ci rimette? I poveretti che si vedono periodicamente un cambiamento di gruppo con le varie conseguenze. I bambini sicuramente non vedono la differenza tra gruppo armato ribelle e quello del governo, loro sanno solo che molte volte sono costretti a fuggire in altre zone, a vivere tutti ammassati in qualche casa dove certe persone/organizzazioni , chi prima e chi poi, portano coperte, cibo, acqua.. e che poi chissà quando possono ritornare nella loro casina, ormai distrutta, senza più gli animali, se ne avevano… A scuola per gran parte dell’anno non si va, non ci sono maestri, nessuno vuole andare a insegnare da quelle parti, a volte qualcuno si presenta ma poi scappa a gambe levate! Immaginiamoci la situazione sanitaria: primo nessun infermiere/medico vuole lavorare in queste zone rurali ; secondo sicuramente gli enti sanitari sono stati minacciati di non andare lì in quanto potrebbero vedere quello che non dovrebbero; terzo a volte quando hanno il permesso di andare comunque chiedono un contributo per visita e per i trattamenti (a volte anche per quei servizi che dovrebbero essere gratuiti) oltre a un numero chiuso di visite, bisogna prenotarsi, poche risorse umane (un medico e 1 o 2 infermiere) e poco tempo (un paio di giorni al mese). Almeno la vaccinazione sembra avere una buona copertura! Anche se mi ricordo che in una clinica mobile che abbiamo fatto, era arrivata una famigliola con 4 figli, di cui 2 già adolescenti, e nessuno aveva mai ricevuto una vaccinazione, questo vuol dire che non erano neanche denunciati, registrati all’anagrafe! Tutti erano increduli di questo caso speciale.
Non parliamo dei documenti… a parte il fatto che  per rimanere completamente neutrale non si chiede nessun tipo di riconoscimento a nessuno dando disponibilità di assistere qualsiasi persona purché sia priva di armi e di qualsiasi divisa; molti bambini e adulti sono privi del tesserino sanitario, documenti d’identità perché persi mentre scappavano, non ancora fatti perché sfollati da un’altra zona e completamente persi nella burocrazia così complicata, senza neanche sapere che è un loro diritto ricevere delle prestazioni sanitarie, ricevere un contributo in quanto sfollati… e molti bambini mai denunciati all’anagrafe…
Durante queste cliniche mobili non abbiamo mai avuto patologie veramente importanti, le più comune erano ipertensione, dolori di schiena, mal di testa… ma la cosa di cui veramente avevano bisogno era di attenzione psicologica per poter trovare degli strumenti, delle risorse personali per poter andare avanti nella vita di tutti i giorni e soprattutto accettare che va così! Posso capire che per qualcuno è difficile accettare che anche la salute mentale faccia parte del “pacchetto” salute, e invece è uno dei servizi che è più richiesto proprio da queste persone, bambini, adulti che spesso sono coinvolti direttamente da questo tipo di conflitto presente in certe zone della Colombia e non solo!

Mi ricordo di un giorno in un paesino veramente “off limits”. Una signora era ritornata durante uno degli ultimi giorni della clinica mobile a far vedere sua figlia che aveva la nausea, seduta sulla sedia guarda le finestre della struttura che stavamo utilizzando (una scuola in cemento) e mi dice: <<le finestre sono basse, dovete sdraiarvi bene a terra!>> io dico come? E lei mi ripete: << le finestre sono basse bisogna sdraiarsi a terra se arrivano a sparare, perché ormai sono passati 6 mesi dalla ultima presa del paesino, ogni 6 mesi qua c’è una guerra per la presa di potere del paesino!!>>, rimango a bocca aperta e ringrazio per il consiglio; poi, ultimo giorno di “brigada” le signore tanto cortesi che ci hanno aiutato con il vitto, al momento del saluto io dicevo “ci si rivede tra circa 3 mesi, quando ritorniamo”, e loro mi risposero: <<se siamo ancora vive, qua ogni 6 mesi se ne danno, speriamo di esserci, grazie ancora per essere arrivati fin qua!>>
Una delle cose che più mi ha colpito era lo spazio degli psicologi con il lavoro di gruppo dei bambini chiamato “pintando mi vereda”  (dipingendo il mio paesino),  i bambini dipingevano le cose brutte della loro zona, le cose che non piacciono, praticamente tutti dipingevano uccisione, sangue, militari, gente armata… uno di questi era un paesaggio con un fiume rosso, un uomo inginocchiato con una persona in piedi che gli punta alla testa una pistola  e nel cielo elicotteri. Non voglio essere cruda ma queste sono quello che poveri giovani bambini sono abituati a vedere, sono le loro realtà e devono imparare a conviverci. Per sopravvivere devi scendere a certi compromessi e a volte vuol dire entrare a far parte di un gruppo armato, o accettare di avere un “capo” che ti obbliga a coltivare cocaina, e se riesci anche a coltivare qualche alimento… ma poi arrivano gli elicotteri dei militari con le fumigazioni…. Tanto lavoro per niente… tutto distrutto… tutto bruciato…
E noi intanto siamo qua in Europa a comprarci un “Pezzo”….
E intanto in Colombia c’è ancora gente che sostiene che il “il conflitto armato” non esiste…


Ritornando dalla Colombia, mi sono detta: devo informare il più possibile i danni a terzi che si possono provocare anche solo per una semplice sniffata della cosiddetta “polvere bianca”.
Ed eccomi qui.
Grazie per l’attenzione!

Ps: chi volesse avere più informazioni su quanto succede in Colombia ci sono varie ONG che ci lavorano  e ovviamente splendidi “report”…. Basta digitare colombia, vittime e ong…. O anche solo colombia.

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